L’asinello originariamente associato alla paziente umiltà, nel tempo è divenuto simbolo di ignoranza.
A dispetto del fatto che il suo nome venga spesso abbinato a persone poco sveglie, ignoranti, ed incapaci l’asino è un animale intelligente e collaborativo.
Un mondo complesso, quello asinino oltre che variegato per razze e latitudini.
Ci sono gli asini ragusani, sardi, panteschi. L’asino toscano il cosidetto amiatino, manto grigio chiaro con linee nere a forma di croce sulla groppa, è stato immortalato da Giotto nella Cappella degli Scrovegni a Padova.
Ci sono anche quelli extracomunitari. Insomma gli asini sono di tutti i tipi e, abitano tutto il mondo.
Bisogna lasciarsi commuovere dal raglio di un asino pantesco piuttosto che di un sardo, di un americano o, da qualunque altra parte del mondo venga, perché oggi quel raglio è un lamento, un grido di disperazione e di sofferenza.
Non vuole essere accomunato agli uomini che credono di conoscere e pretendono di insegnare, con menti di argilla prive di un solido sapere, incapaci di ascoltare e di tacere.
Da bocche insospettibili escono dei terribili ragli capaci di straziare le carni ed impastare la polvere col pianto raccolto ai lati delle strade.
Ma l’asino, benchè addolorato, non fa una piega intelligente com’è, malgrado le cattiverie e le dicerie ricevute in passato, paziente aspetta per poi procedere, avanti piano, col basto carico dei tempi.
A differenza degli uomini che sono rimasti indietro sigillando con l’ignoranza la loro inettitudine.
….perchè lei è così…arriva con i suoi innocui asinelli, con la punta dei piedi fasciati di ovatta e poi ti lascia addosso le carni straziate ed impastate di polvere col pianto….
L’ autore del “Raglio dell’ asino” elegantemente e con forza spietata alla fine, emoziona.
Nell’ultimo capoverso si concentra il senso amaro ma reale di un articolo breve ma che fa pensare a lungo…
Complimenti